Itinerari
Sant`Anatolia di Narco e Scheggino - L`Itinerario dei Castelli della Valnerina

Tipologia: Circuiti
Lunghezza: 100 Km
Difficoltà: In Automobile
Durata: Da 4 a 8 ore
Interessi: Storico - Culturale

L’itinerario percorre la Valle del Nera ed, in particolare, i Comuni degli antichi castelli di Sant’Anatolia di Narco e Scheggino e seguendo il corso del fiume Nera termina alla Cascata delle Marmore in provincia di Terni.

Il castello di Sant’Anatolia di Narco (328m. s.l.m.) sorgeva al punto d’incontro fra la via di fondovalle che scorre parallela al fiume Nera, che passando ai piedi di Castel San Felice si dirige a Scheggino e prosegue per Terni, e la strada montana per Caso, Gavelli, Monteleone di Spoleto e l’altopiano del fiume Corno alla volta dell’Abruzzo, la Sabina e il Lazio.
Il castello intitolato alla santa fu edificato alla fine del sec. XII sul Castello di Narco distrutto da Spoleto. Nell’antica cinta muraria di pianta ellittica si aprivano tre porte di cui una ancora completamente intatta. Presso la porta di levante, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie con affreschi del Maestro di Eggi. All’interno delle mura sopravvivono case del ‘200 e palazzetti gentilizi del ‘500-‘600.
Da visitare: l’Ecomuseo della Canapa ove si possono apprendere le antiche tecniche della tessitura delal canapa. Fuori delle mura, la ex Chiesa di Santa Croce (sec. XIII-XIV) col piccolo convento francescano. Sulla strada per Castel San Felice, poco discosto dal paese, un lavatoio pubblico del ‘600.

Tra i vari itinerari ed escursioni che partono da Sant’Anatolia di Narco ne abbiamo scelti tre che corrispondono alla antica distribuzione dei castelli sul territorio: il primo, seguendo la strada per Monteleone di Spoleto, sale a Caso e Gavelli.

Il castello di Gavelli (1153m s.l.m.) venne eretto a guardia del passo montano che collega l’altopiano del fiume Corno con la Valle del Nera. Della “castellina”, il “cassero” con la torre di guardia, ubicata alla sommità dell’altura, e della primitiva cinta muraria rimangono alcuni resti.
Notevole, invece, l’antica porta con lo stemma di Spoleto e l’arco ogivale nel cui contorno s’inquadra la Chiesa di San Michele Arcangelo, costruita nel ‘400 su un precedente luogo di culto, abbellita dal ciclo di affreschi di Giovanni di Pietro detto “lo Spagna” (1518-1523). Accanto all’entrata al castello, il fontanile medievale coperto presso il quale è stato sistemato “lu travaju”: il traliccio in legno usato per ferrare cavalli e buoi da tiro.
Le strade interne del borgo di Gavelli corrono parallele a differenti livelli, seguendo il declivio. I nuclei abitativi montani della Valnerina, in genere, sono a due piani: alle abitazioni si entra dalla via di sopra; alle stalle sottostanti dalla via più bassa. La rocca di Gavelli, nel 1324, divenne rifugio di ghibellini banditi da Spoleto. Occupata dalle truppe di Roberto D’Angiò per impedire che gli eserciti di Enrico VII e Ludovico il Bavaro la occupassero, nel 1333 tornò sotto il dominio di Spoleto. Nel 1522-23, assieme ad altri castelli tra cui Caso, Gavelli tentò di affrancarsi dal giogo spoletino ma la ribellione venne stroncata da contingenti di Spoleto e Cascia al comando di Ottavio Orsini.
Divenuta in seguito pacifico borgo di pastori e contadini, Gavelli era stretta per molti mesi nella morsa dell’inverno. Di notte, appena fuori le case, s’udivano gli ululati dei lupi. I pastori li riconoscevano dal timbro e li chiamavano per nome: “Scapoccia” è rimasto celebre per la furia assassina con cui sgozzava le greggi.

Alle spalle del paese, il Monte Coscerno (1684m); dinanzi, oltre una forra profonda, la massiccia mole boscosa del Monte dell’Eremita, così chiamato dall’antico eremo di S. Antonio da Padova costruito in una cavità naturale e il Monte Civitella (1565m) con le nude balze delle “Muraglie” della Valcasana precipiti su selve inviolate fitte d’aceri montani, faggi e carpini nel cui folto s’aggirano la lince e il cinghiale.

Scendendo da Gavelli verso Sant’Anatolia di Narco, una brevissima deviazione conduce alla Chiesa di Santa Cristina, severo edificio romanico duecentesco affrescato da pittori del ‘400 e da allievi dello Spagna, in origine oratorio eremitico immerso nei silenziosi boschi del Coscerno.

Il castello di Caso (730m s.l.m.) sorge sulle pendici del monte e conserva ancora parte dell’antica cinta muraria con la duplice porta d’entrata alla platea della rocca su cui s’affacciava la Chiesa di S. Cristina, poi dedicata a Santa Maria Assunta, annessa al duecentesco monastero delle Clarisse. È probabile che il primo impianto castrense risalga al dominio longobardo, o all’epoca delle incursioni saracene che tra l’800 e il ‘900 devastarono la Valnerina.
Già feudo imperiale del duca di Spoleto Konrad von Urslingen, nel 1241 il castrum di Caso entra a far parte dei possedimenti concessi alla Chiesa dall’imperatore Federico II. Extra moenia, la Chiesa di Santa Maria Assunta con affreschi del ‘600. Presso il cimitero, la quattrocentesca chiesuola della Madonna delle Grazie con affreschi dello Spagna e la Madonna a Cavallo, affresco del `400 che commemora un’apparizione.

Da Caso una breve deviazione consente di arrivare alla forchetta di Usigni dove si congiunge con altri due itinerari: l`itinerario dei Castelli di Cascia, Monteleone di Spoleto e Cerreto di Spoleto e l`itinerario che partedendo da Cascia, passando per Monteleone di Spoleto e Poggiodomo, raggiunge uno dei luoghi più suggestivi della Valnerina: l’eremo della Madonna della Stella.

Le ubertose terre coltivabili, il “Piano delle Melette”, si estendono nella sottostante Valcasana ai piedi delle impervie Muraglie del Monte dell’Eremita. Un tempo, assieme alla pastorizia, la raccolta delle mandorle costituiva la principale attività economica degli abitanti di Caso.

Da Sant’Anatolia di Narco l’itinerario prosegue per Castel San Felice (334m s.l.m.). Eretto probabilmente nel luogo in cui sorgeva un monastero fondato ai tempi di Teodorico dall’eremita siriano Felice, il castello controllava un ponte sul Nera, la via che segue il corso del fiume e la deviazione per Spoleto. Castello di sommità, San Felice era attraversato all’interno da strette vie concentriche comunicanti tra loro mediante rampe radiali, spesso sormontate da cavalcavia, che si dipartivano dalla platea del cassero. Alcuni edifici conservano le ripide scale esterne che dalle stalle e magazzini salivano all’abitazione.
La costruzione del castello, parte del feudo di Konrad von Urslingen, risale al sec. XII. Dopo essere stato ceduto a papa Innocenzo III nel 1198, fu occupato dal Comune di Spoleto che provvide a dotarlo di efficienti fortificazioni.

Ai piedi di Castel San Felice, prossima al Nera, sorge l’Abbazia dei SS. Mauro e Felice eretta sul primitivo oratorio fondato nel sec. VI dai due eremiti siriani. La chiesa costruita o consacrata nel 1194, splendido esempio di romanico umbro, mostra nel fregio della facciata la lotta tra Mauro e il drago che, occulto tra le malsane paludi, desolava quel luogo. L’uccisione del “drago” commemora la bonifica che debellò la malaria (morbus draconis) e l’evangelizzazione di quelle terre ancora pagane intrapresa da Mauro e Felice le cui ossa riposano nella cripta della chiesa. In alto, sopra il rosone, l’Agnus Dei emblema degli edifici benedettini. All’interno, tra gli affreschi, l’Adorazione dei Magi della I metà del ‘400.

Da Castel San Felice, passando per la località Le Vaie, il secondo itinerario conduce a Grotti (584m. s.l.m.). Dell’antico castello eretto sull’antica via per Spoleto si conservano, nella parte bassa, resti delle mura e d’una torre. In alto, il sagrato della trecentesca Chiesa di Santa Maria delle Grazie, o dell’Addolorata, dovrebbe corrispondere alla platea della rocca. Il toponimo “Grotti” sembra derivare da antiche celle eremitiche scavate nella roccia, o da cavità naturali adattate dagli anacoreti a celle e, in epoche successive, a stalle.

A Sant`Anatolia di Narco quest`itinerario si congiunge a quello dei Borghi e Castelli della Valle del Nera che, partendo dalla Cascata delle Marmore e risalendo il corso del fiume Nera, conduce al castello di Preci e alla Valle Castoriana, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

Tornati a valle, l’itinerario riprende la strada per Scheggino. Alta sulla riva sinistra del Nera, afferrate alle irte balze rocciose (le schegge) le muraglie dell’antica rocca descrivono un triangolo. Al vertice, il cassero con la snella torre. A ridosso del cassero, l’abitato più antico. All’interno delle mura, due plateae: una in alto con le rovine della Chiesa di San Silvestro, l’altra, in basso, prospiciente la Chiesa di San Nicola nei cui pressi si teneva l’arengo: il consiglio del castello.
Nella chiesa di San Nicola, opere di pregio come la tela della Madonna del Rosario del Cesarei (1595); la tela del Martirio di S. Giovanni Evangelista protettore dei frantoi; l’affresco della Natività dello Spagna. Dagli inizi del ‘400 l’antico borgo iniziò ad estendersi verso valle e, dalla metà del ‘500, uscì fuori dalla cinta muraria. L’antica rocca di Schiaginum controllava l’importante via della Valle del Nera e quella che, attraversando la Valcasana, saliva a Monteleone di Spoleto.
Nel ‘500 un canale artificiale (“la fiumarella”) alimentato dal fiume Nera azionava i congegni delle gualchiere per il lavaggio della lana; moveva le pale dei mulini e dei frantoi; riforniva le vasche per il lavaggio del minerale ferroso proveniente dalle miniere di Monteleone di Spoleto per essere fuso nella ferriera pontificia di Scheggino fatta costruire da Urbano VIII. Da visitare, il Museo Urbani dedicato al tartufo.

Sulla riva destra del fiume Nera, in direzione della Cascata delle Marmore, Ceselli (317m. s.l.m.). Il castello, risalente ai sec. XIII-XIV, era attraversato all’interno da un’unica rampa (“strada di spina”) da cui, a destra e a sinistra, si dipartivano vicoli ciechi che intersecavano i nuclei abitativi rinserrati nella cinta muraria. L’abside della Chiesa di San Michele Arcangelo, nel ‘500, fu ricavata dall’antica torre del cassero. Fuori dal paese, su una collina, la romanica Chiesa di San Vito cui si portavano i cani per preservarli dalla rabbia. Da Ceselli, passando per Civitella, si può salire a Monte San Vito.

Civitella (480m. s.l.m.) conserva buona parte della cinta muraria e l’impianto castrense con strada interna collegante le due porte e viuzze trasversali e le tipiche case “di pendio” con stalle a piano terra e abitazioni sovrapposte. All’interno del castello, la Chiesa di San Giovanni Evangelista, antica pieve che conserva il vecchio impianto trecentesco.

Oltre Civitella l’itinerario prosegue per Monte San Vito (926m. s.l.m.) che, perduta l’antica fisionomia di castello, si è trasformato in un pacifico borgo rurale da cui si dischiude un panorama indimenticabile sulla valle del Nera con una vista sulla Cascata delle Marmore. Il borgo di Monte San Vito, allungato sul crinale del monte sorge in asse perfettamente rettilineo con Civitella e Ceselli, in direzione di Monteleone di Spoleto.

Scesi di nuovo a valle, la strada passa sotto San Valentino (272m. s.l.m.) castello di poggio a guardia della via per Spoleto, prosegue per Terria, castello del ‘300 con torre d’avvistamento costruito sulla roccia, e giunge all’Abbazia di San Pietro in Valle, una delle più antiche dell’Umbria, sorta nel luogo in cui, nei sec. V -VI, vissero per quarant’anni gli eremiti siriani Lazzaro e Giovanni. La leggenda vuole che S. Pietro, apparso in sogno al longobardo Faroaldo I duca di Spoleto dal 570 al 591, gli chiese di edificare in quel luogo un monastero a lui dedicato. Il duca Faroaldo II, nel 728, ricostruì e ampliò il primo edificio e il convento in cui si ritirò a vita monastica e dove è sepolto in un sarcofago romano del III sec.. Distrutta dai saraceni assieme al monastero, la chiesa di Faroaldo venne ricostruita in stile romanico e ampliata nel 1016. Ai tempi dell’imperatore Ottone III la chiesa fu in più parti restaurata.
Le pareti della navata sono affrescate con scene tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento, risalenti alla fine del XII secolo, che costituiscono una delle più importanti espressioni dell’arte romanica dell’Italia centrale. Tra i monumenti di spicco presenti nella chiesa, vi è il paliotto in bassorilievo eseguito da mastro Ursus per conto del duca Ilderico Dagileopa (739) ed il sarcofago romano ove è sepolto Faroaldo. Alto sulla rupe, incombe sull’abbazia e la Valle del Nera, il borgo ormai abbandonato di Umbriano con la sua alta torre di guardia.

La strada prosegue per Ferentillo che, tra il ‘200 e il ‘300, con le due rocche affrontate di Matterella e Precetto sbarrava la valle garantendo una valida difesa all’Abbazia di San Pietro in Valle e all’intera Valnerina fino a Visso nelle Marche.

Il castello di poggio di Montefranco fu costruito nel 1288 sul colle Bufone da fuoriusciti dal castello di Arrone divenuti tributari di Spoleto. Il castello di Arrone, che deriva il nome dai nobili Arroni, potenti feudatari dei sec. XI-XII, conserva in parte la possente cinta muraria e la grande porta ogivale.

Da Arrone l’itinerario prosegue per le Cascate delle Marmore. Nel 272 a.C. il console romano Manio Curio Dentato bonificò la pianura reatina dalle esondazioni del fiume Velino. Per far ciò, nel banco di travertino che impediva il deflusso venne scavato un canale detto Curianus dal nome del console.
Il nome “Marmore” deriva da marmor: “marmo”, riferito alle formazioni calcaree tagliate dai legionari. Dall’alto della rupe, le acque del Velino precipitano in un unico salto per 80 metri, frangendosi poi per altri 80 in vari salti avvolte da sospesi vapori che il sole colora d’arcobaleni. Lord George Byron definì la Cascata delle Marmore «orribilmente bella».

 

Photogallery: La Ferrovia Spoleto-Norcia - Il castello di Caso - Gavelli, la Chiesa di San Michele Arcangelo - Abbazia dei Santi Felice e Mauro - Scheggino - Scheggino, la Chiesa di San Nicola

 

Videogallery: Un viaggio nella valle del fiume Nera - Sant`Anatolia di Narco e il suo territorio - Scheggino

 

Escursioni e passeggiate per gli amanti del trekking: L`ex Ferrovia Spoleto-Norcia - Risalendo lungo il Nera fino all`abbazia di San Felice - Al Piano delle Melette - Le Faggete del laghetto di Gavelli - Da Scheggino a Sant`Anatolia di Narco: il Museo della Canapa - Scheggino, a piedi lungo la Valcasana - Il sentiero di Pio IX


Dettaglio delle Tappe

1) Sant`Anatolia di Narco
2) Museo della Canapa
3) Gavelli
4) Chiesa di Santa Cristina
5) Caso
6) Chiesa della Madonna delle Grazie
7) Castel San Felice
8) Abbazia dei Santi Felice e Mauro
9) Grotti
10) Scheggino
11) Chiesa di San Nicola
12) Ceselli
13) Civitella
14) Monte San Vito
15) San Valentino


Allegati

1) L'Abbazia dei Santi Felice e Mauro.pdf.
2) Il Castello di Caso e la Chiesa della Madonna delle Grazie.pdf.
3) Il Castello di Gavelli e la Chiesa di San Michele Arcangelo.pdf.
4) Il Castello di Scheggino.pdf.
5) Scheggino, la Chiesa di San Nicola.pdf.

Galleria forografica
Sant`Anatolia di Narco
Sant`Anatolia di Narco
Abbazia dei Santi Felice e Mauro
Sant`Anatolia di Narco
Museo della Canapa - Telaio
Raccolta della Canapa
Museo della Canapa
Gavelli - Sant`Anatolia di Narco
Gavelli - Sant`Anatolia di Narco
Gavelli - Sant`Anatolia di Narco
Chiesa di San Michele Arcangelo - Gavelli - Sant`Anatolia di Narco
Chiesa di Santa Cristina - Caso - Sant`Anatolia di Narco
Chiesa di Santa Cristina - Caso - Sant`Anatolia di Narco
Chiesa di Santa Cristina - Caso - Sant`Anatolia di Narco
Caso, Chiesa di Santa Cristina
Caso - Sant`Anatolia di Narco
Caso - Sant`Anatolia di Narco
Caso - Sant`Anatolia di Narco
Caso - Sant`Anatolia di Narco
Chiesa della Madonna delle Grazie - Fraz. Caso - Sant`Anatolia di Narco
Navata - Chiesa della Madonna delle Grazie - Caso - Sant`Anatolia di Narco
Affresco della scuola dello Spagna (1516) - Natività - Chiesa della Madonna delle Grazie - Caso - Sant`Anatolia di Narco
Annunciazione - Chiesa della Madonna delle Grazie - Caso - Sant`Anatolia di Narco
Castel San Felice - Sant`Anatolia di Narco
Castel San Felice - Sant`Anatolia di Narco
Castel San Felice - Sant`Anatolia di Narco
Castel San Felice - Sant` Anatolia di Narco
Abbazia dei Santi Felice e Mauro - Castel San Felice - Santa Anatolia di Narco
Abbazia dei Santi Felice e Mauro - Castel San Felice - Sant`Anatolia di Narco
Il Giardino dell`Abbazia dei Santi Felice e Mauro - Castel San Felice - Santa Anatolia di Narco
La Cripta - Abbazia dei Santi Felice e Mauro - Castel San Felice - Santa Anatolia di Narco
Grotti - Sant` Anatolia di Narco
Grotti - Sant`Anatolia di Narco
Il Castello di Grotti
 
Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Scheggino - Valnerina
Scheggino - Valnerina
Scheggino - Valnerina
Scheggino - Valnerina
La Chiesa di San Nicola - Scheggino
La Navata centrale - Chiesa di San Nicola - Scheggino
La Natività - Chiesa di San Nicola - Scheggino
San Giovanni Battista - Chiesa di San Nicola - Scheggino
Ceselli - Scheggino - Valnerina
Ceselli
Ceselli e Civitella - Scheggino
Ceselli - Scheggino - Valnerina
Civitella - Scheggino
Civitella - Scheggino
Civitella - Scorcio interno
Ceselli e Civitella - Scheggino
Monte San Vito - Scheggino - Valnerina
I borghi di Ceselli, Civitella e Monte San Vito in asse rettilineo
 
San Valentino - Scheggino
San Valentino - Scheggino
San Valentino - Scheggino
Per maggiori informazioni
Ufficio informazioni di Cascia
Piazza Garibaldi, 1
Tel.: 0743.71147
Fax: 0743.76630 
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